In attesa di #vinoecibodigitali, la nostra tavola rotonda del 29 ottobre 2016, ti presento la nostra relatrice Vanessa Vidale. Vanessa è un art director, una donna creativa piena di sorprese e di colori. Ti invito anche a guardare il suo nutrito portfoglio e il suo progetto editoriale ItaliaCheMamme per scoprire il potere visual e lo stile inconfondibile di Vanessa.
Ciao Vanessa, sono contenta di averti come ospite nella nostra rubrica di interviste prima del nostro evento #vinoecibodigitali! Oggi degustiamo insieme alcuni ‘Sorsi di Brand Identity’.
Vanessa: Ciao Susana, grazie a te per l’invito e sono davvero emozionata e in ansia, sai quanto io rifugga gli speech 🙂 ma sono felice di battezzarmi con te 😀
La cura della Brand Identity visiva sembra ancora un appannaggio esclusivo delle grandi aziende? Qual è la tua opinione in merito. Da dove dovrebbe cominciare una piccola attività o un professionista.
Vanessa: In effetti fino a ieri erano per lo più le grandi aziende a curare la propria immagine in termini globali. Di norma queste hanno un reparto marketing in grado di stilare una strategia atta alla crescita del brand e quindi l’insieme dei valori che si vuole che l’azienda trasmetta.
Questo discorso è più complesso per le piccole aziende o per i liberi professionisti, perché spesso non hanno competenze in materia e quindi devono appoggiarsi a risorse esterne, viste come un costo più che come un investimento.
Ci spieghi qual è la differenza tra marchio e marca?
Vanessa: Termini spesso utilizzati impropriamente per assonanza di parola, forse o per la linea sottile che li lega. Il Marchio è la raffigurazione grafica ovvero l’insieme dei componenti visivi e testuali (logo+Pittogramma+PayOff). Il marchio è un segno che rappresenta il codice comunicativo di un brand. La marca è l’insieme di esperienze che definiscono il modo con cui viene precipita un’azienda (emozioni che suscita, qualità percepita, reputazione…).
Quindi se volessimo raffigurare questi due elementi, potremmo utilizzare un iceberg. La parte esposta sopra il filo dell’acqua è il marchio, tutto ciò che è visibile e percepibile con l’occhio; mentre tutta la parte che è sott’acqua, e quindi non visibile ad occhio ma solo percepito, è la marca.
È possibile trasmettere in maniera visual i valori e il mood dell’azienda? Come?
Vanessa: Certo è una cosa possibilissima ma richiede tempo, studio e pianificazione. Quello che consiglio sempre è di creare una linea comunicativa visiva o testuale che identifichi la propria azienda e la posizioni in modo differente dai competitor. Quando non si hanno grossi budget conviene partire proprio dalle basi… Dallo studio del marchio con la scelta del colore, che non deve essere lasciato al caso, all’impostazione dei mezzi comunicativi che parlino sempre la stessa lingua nel tempo. La costruzione di una brand identity è qualcosa che richiede un piano diviso in step. Si parte dalle basi e dalle piccole cose sino poi ad arrivare alle operazioni che richiedono grossi budget. È comunque sempre l’insieme di tante attività che contribuisce alla percezione dei valori.
Se parliamo specificamente dell’immagine di uno chef o di un Sommelier quali sono gli ingredienti per una ricetta di successo visual online?
Vanessa: Usti, domanda da 1 milione di dollari :). Quando si parla di professioni in cui il professionista alla fine è il prodotto, io credo che non ci possa essere una grossa distinzione tra quello che è l’online e l’offline. La costruzione della brand identity di una persona prevede tutto un’insieme di elementi che devono valutare anche la persona stessa e parlo anche di carattere. Io posso scegliere quella borsa o quel particolare vino perché rappresentano un mondo, ma un professionista lo scelgo per competenze e che piaccia o meno, per empatia.
Comunque anche in questo caso bisogna pensare alla cura dei dettagli che siano un continuum con la propria immagine. Partirei senza dubbio da un sito ma curerei molto anche i social
Parlando di attività operanti nel settore del vino e del cibo, quali sono le scelte da evitare?
Vanessa: A livello visivo io consiglio sempre, nel food, di fotografare sempre i propri prodotti e non utilizzare altre materie per rendere ancora più appetibile l’immagine.
Consiglio sempre l’utilizzo di professionisti che conoscano i mezzi per comunicare nel miglior modo. È come se si rompesse l’auto e dovessimo rivolgerci al cugino pasticcere con la passione dei motori. Una passione non fa una professione. Più essere utile per arrivare ad una professione ma non la fa.
Ultima domanda, ma non per questo meno importante: quali sono le alternative low cost, se esistono per le attività del Food&Wine?
Vanessa: Bella domanda! Mio padre mi ha sempre insegnato che chi meno spende più spende. Con questo non voglio dire che bisogna per forza spendere tanto, ma valutare bene il budget e gli obiettivi. Può essere opportuno fare una cosa per volta e investire in modo adeguato.
C’è anche da dire che oggi ci sono un sacco di freelance a cui rivolgersi, piuttosto che a società. Questi hanno dalla loro una “non struttura” che ha dei costi di struttura minimi e che possono incidere sul preventivo finale.
Grazie mille Vanessa per la disponibilità e per i tuoi sorsi di saggezza. Restiamo in attesa di assaggiare altri gustosi sorsi visual durante #vinoecibodigitali, l’evento sulla comunicazione del Food&Wine di Sorsi di web.
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