Viviamo nell’era del “web social”, cioè del web centrato sull’interazione collettiva. I siti “a senso unico”, che si limitano a presentare contenuti agli utenti, senza prevedere l’opzione di un loro feedback, o senza incoraggiarlo, sono sempre più rari.
Sempre più siti, infatti, integrano un blog aperto ai commenti o almeno dei plug-in di condivisione dei contenuti sui social network. I giornali online sono stati forse i primi a permettere ai lettori di commentare gli articoli.
Ma l’ascesa dei social network ha portato a un certo declino dell’interazione diretta “on site”, e alla diffusione sempre più intensa della partecipazione sulle pagine social (interazione indiretta). In effetti, gran parte di noi scopre gran parte dei contenuti semplicemente scorrendo le news feed all’interno degli account social personali. Questo può succedere perché abbiamo aggiunto una certa pagina social (giornali, negozi online, siti aziendali, educational, di intrattenimento, ecc.) alla nostra rete di contatti oppure perché i nostri contatti hanno interagito in qualche modo (like, commenti o condivisioni) con i contenuti di quella pagina social. Così non abbiamo quasi più bisogno di visitare direttamente dieci siti che ci piacciono, perché generalmente possiamo scoprire comodamente le news che questi siti pubblicano semplicemente aprendo Facebook o Twitter.
Per molti di noi, gli account social personali sono il centro della nostra esperienza di vita online. Con le novità e le nuove pubblicazioni che arrivano direttamente a casa nostra, è più facile selezionarle e, se ci interessano, possiamo sempre approfondire cliccando sui link che portano ai contenuti esterni completi.
Un’altra cosa che possiamo fare è condividere sui social ciò che troviamo sul web. Ma, anche in questo caso, è più facile condividere direttamente dall’interno del social network, invece che farlo dai siti esterni.
Anche commentare direttamente un blog post o un articolo di giornale è diventato più raro. Gran parte degli utenti preferisce lasciare commenti al post social che dà notizia della pubblicazione. Inoltre, la norma è ormai lasciare commenti brevi, spesso poco più che battute.
La fruizione leggera dei contenuti sui social network provoca spesso il disappunto degli autori e degli editori di questi contenuti. Ma lamentarsi serve a poco, perché il web cambia soprattutto seguendo le tendenze della audience, e molto meno le tendenze di chi produce contenuti. È importante prenderne atto e cercare di adattarsi. Oltretutto, le ragioni della diffusione di queste modalità di interazione leggera e veloce sono in buona parte comprensibili e condivisibili. In primo luogo, la quantità enorme di informazioni pubblicate su Internet ogni giorno complica la vita ai destinatari. È sempre più difficile districarsi in questo oceano di proposte, selezionarle e trovare il tempo di dare il giusto peso a quelle che ci interessano; incluso il tempo per articolare e pubblicare opinioni o punti di vista. In secondo luogo, intervengono anche preoccupazioni etiche e di privacy, che innescano il timore (spesso giustificato) di esporsi con commenti pubblici troppo espliciti o troppo sinceri.
Dunque non dovrebbe sorprendere troppo se spesso le persone scelgono di interagire con i nostri contenuti attraverso una semplice condivisione “secca” (cioè fatta direttamente, senza aggiungere commenti o introduzioni a ciò che stanno condividendo). Possiamo anche rimanere un po’ delusi da questa specie di “clonazione”, ma è pur sempre un’interazione, ed è meglio di niente!
Oltre che dal punto di vista dei fruitori dei contenuti, possiamo anche provare a vedere la questione dal punto di vista dei produttori di contenuti.
Infatti, la massa di proposte concorrenti sta rendendo sempre più difficile produrre contenuti veramente originali. Basta fare una ricerca su Google per trovare tonnellate di pagine che contengono le parole chiave che abbiamo usato. Accanto alla spazzatura (irrilevanze, contenuti di scarso valore) ci sono anche tante buone proposte. Che fare?
Pochi riescono a distinguersi, a emergere, a stare a galla in questo oceano di informazioni. La maggior parte degli autori (di contenuti editoriali, di prodotti o di servizi) è destinata a rimanere nell’ombra o nella penombra. Gli esperti di comunicazione e di marketing propongono alcune soluzioni, o almeno dei modi per riuscire ad aumentare la propria visibilità. Per esempio, un modo semplice ma potenzialmente efficace è appunto la condivisione.
Infatti, condividendo un contenuto sui social possiamo davvero svolgere un servizio utile alla nostra rete di contatti. Chi condivide, cerca o comunque almeno seleziona. Oltre a fare condivisioni secche, possiamo anche allegare brevi riassunti del contenuto che stiamo condividendo, o esprimere il nostro punto di vista sulla questione. Possiamo anche approfittare di un certo contenuto per introdurre un contenuto personale collegato.(È legittimo, anzi, è un ottima opzione!)
Ma allora in effetti la condivisione può andare oltre la replica o la clonazione, ed essere un atto creativo. Condividere può davvero essere produzione di un contenuto originale!
Il ruolo di interfaccia del condivisore aiuta gli altri a trovare, a scegliere, a imparare. Li aiuta a orientarsi, a scoprire nuovi spazi web, a costruire nuove relazioni. Chi condivide cose di valore può anche ben sperare egli stesso di diventare più visibile, e riuscire così ad aprire la porta a proposte più personali e articolate. Insomma, condividere può contribuire a migliorare la qualità dell’esperienza di vita online di tutti.
Per tutte queste ragioni, l’atto della condivisione è sempre più importante. Ecco perché la condivisione è un’attività seria, che si dovrebbe coltivare e che si può perfezionare. Se questo post ti è piaciuto, forse potresti condividerlo!
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