Tornata da poco da Digito, il seminario sul turismo organizzato da Claudia Malva, ho fatto alcune riflessioni su quanto ho visto e sentito a Castellammare del Golfo, l’incantevole cittadina siciliana che ci ha ospitato per l’evento.
L’evento ha messo in evidenza un aspetto notevole e molto incoraggiante: gli operatori locali hanno compreso chiaramente che l’unione fa la forza. Perciò, da qualche anno lavorano insieme per far conoscere la loro destinazione turistica, con le sue tipicità e le sue singolarità.
In effetti, oltre che a presentare brevemente lo stato dell’enoturismo in Italia e a offrire spunti per una miglior promozione dell’accoglienza in cantina, il mio intervento sottolineava proprio l’importanza del lavorare insieme verso un obiettivo comune: fare conoscere le destinazioni del vino.
Condivido qui i punti principali della mia relazione:
L’enoturismo, oltre la degustazione
Negli ultimi anni, l’enoturismo ha guadagnato sempre più importanza nella filiera del vino. Associazioni come il Movimento del Turismo del Vino, le Strade del Vino e le Città del Vino lavorano da più di venti anni per sostenere il turismo del vino. A dimostrazione del successo del loro impegno, i numeri parlano da soli:
I turisti del vino nel 2016
-Sono stati più di 14 milioni, considerati tra pernottamenti ed escursioni.
-Fatturato complessivo tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro.
Fonte: Ciset – Ca’ Foscari
Ma non si tratta solo di un aumento quantitativo della domanda. Parliamo anche di un cambiamento qualitativo delle esperienze ricercate dai visitatori delle zone vitivinicole. Come riassume Felicity Carter, capo redattore di Meininger’s Wine Business International, l’enoturismo fa ora parte a tutti gli effetti del turismo esperienziale e del cosiddetto turismo del “buongusto”, cioè dell’interesse verso l’enogastronomia di un territorio.
Anche la legge di Bilancio 2018, ai commi 502-505 dell’articolo unico, definisce l’enoturismo e detta alcune regole in materia. La legge dice che «con enoturismo si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine.»
Si spera che in tempi brevi arrivino anche norme attuative più specifiche.
Cosa cerca l’enoturista?
La verità è che non esiste un’unica tipologia di enoturista. Come dice Donatella Cinelli Colombini, chi visita la cantina può ben essere un “enoturista per caso”. Per esempio, una persona che fa parte di una comitiva arrivata in pullman, insieme ad altri 24 passeggeri che non hanno come interesse principale una visita in cantina. Però un’esperienza enoturistica potrebbe rappresentare un fresco diversivo, spezzando la giornata tipica passata tra musei o altre destinazioni tradizionali.
Oltre a queste persone, che potrebbero facilmente annoiarsi davanti a spiegazioni di carattere più tecnico e che preferiscono più che altro fare fotografie in cantina e in vigna, ci sono però anche altre tipologie di ospiti. Per esempio, potresti ricevere un appassionato di vini, un wine influencer o un buyer estero. Come puoi ben immaginare, in questo caso si tratta di persone che cercano l’approfondimento su questioni diverse, anche tecniche.
La stessa dinamica si riproduce sul web: ci sono diverse buyer personas (modelli di clienti ideali), con interessi e modalità di fruizione diversi. Ed è per questo motivo che l’ascolto della rete è molto importante, anche quando si parla in maniera specifica di enoturismo. Se riesci a capire a chi dovrai rivolgerti, potrai adattare su misura la tua comunicazione a ogni tipi di utente.
Comunicare il turismo del vino: definire gli obiettivi
Prima di portare avanti un’attività di promozione, sia online sia offline, è importante fissare gli obiettivi, sia a livello di gruppo (associazione, denominazione, ecc) sia per la singola cantina. Se non si prefissano i risultati che si vogliono raggiungere, non è possibile stilare una strategia vincente. Alcuni degli obiettivi che possono motivare le azioni promozionali sono:
- Incrementare le presenze nel territorio
- Aumentare le vendite
- Destagionalizzare
- Costruire una brand
Sul web, in particolare si può cercare di:
- Costruire una presenza online
- Ascoltare il proprio target
- Creare una community
- Stimolare le conversazioni
Una volta prefissati gli obiettivi, si potrà allocare un budget e delineare i KPI (indicatori chiave di prestazione) e i risultati attesi dalla nuova iniziativa di promozione online. Considera che, secondo lo studio fatto nel 2016 dall’Osservatorio Città del Vino, gli enoturisti vengono intercettati online in questo modo:
- 89% Web
- 76% Passaparola
- 44% Strade del vino
- 23% Agenzie
- 18% Uffici turistici
- 16% Riviste di settore
La tua promozione sul web potrà davvero giovare al tuo brand e alla tua offerta enogastronomica solo se stabilisci obiettivi realistici e chiari, e se sviluppi una strategia di contenuti adeguata al tuo pubblico.
Il blog è sempre il centro della comunicazione aziendale online. Il sito dovrà certamente essere realizzato in modo da esprimere le necessità dell’azienda. Ma dovrà soprattutto favorire al massimo l’esperienza di navigazione. In questo blog post ti racconto di come usare i social media per distribuire i contenuti creati specificamente per il tuo target di interesse.
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Infine, ma non per importanza, ricorda che ogni ospite è un micro-influencer. Permettigli dunque di vivere dal vivo le aspettative che si era fatto durante il suo ‘viaggio online’, mentre preparava la sua esperienza enoturistica. Ogni momento di incontro con il brand può essere un’occasione per confermare il buon lavoro svolto sui media o, al contrario, un evento che può distruggere in un attimo tante ore di lavoro, oltre che l’illusione dell’enoturista stesso. Perciò, presta la massima attenzione ai dettagli.
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